
La storia della Tenuta
La Tenuta prende il suo nome dalla Chiesetta di Santa Caterina dello Scotto, situata all'imbocco della stradina che conduce alla nostra struttura.
La prima volta che viene documentato il nome di "Caterina" è nel VII secolo, quando si iniziò a tramandare la storia di Caterina d'Alessandria, una bella fanciulla (figlia di un re) devota al cristianesimo e divenuta martire troppo presto. Come tutte le Sante anche la sua non è stata una vita facile e quando, nel 305, dovette confrontarsi con il neo governatore di Egitto e Siria, Massimino Daia, la sua intelligenza e l'indissolubile fedeltà verso Gesù segnarono la fine della sua vita, a soli 18 anni.
Da allora il nome "Caterina" si è diffuso in tutta Europa e alcune tra le donne più influenti del mondo si chiamavano proprio con questo nome, basti pesare a Caterina d'Aragona, principessa del Galles e regina d'Inghilterra, Caterina II di Russia, imperatrice di Russia, Caterina de'Medici un'italiana regina di Francia.
In molti associano questo nome alla storia e all'autorevolezza che ha suscitato, ma per alcuni invece rappresenta qualcosa di molto più importante, e qui entra in scena la nostra storia. Si dice che all'interno delle chiese ci si senta più vicini ai cari che abbiamo perso e quando, a metà dell'ottocento, un marito innamorato vede spegnersi lentamente la vita della propria giovane moglie, le lacrime non bastano a colmare il vuoto, bisogna tramutare il dolore in qualcosa di concreto, ed è così che nasce la Chiesetta di Santa Caterina dello Scotto.


Per Arcangelo Lambardi un posto dove poter ricordare in silenzio e solitudine la sua amata moglie Caterina, rappresentava l'unico modo per continuare la sua esistenza. E così, pietra dopo pietra, fece erigere l'unica chiesetta presente a Valcarene nella cui effige, datata 1851, è ancora presente e ben leggibile la dedica e il nome di chi l'ha voluta.
Fino agli inizi del 1900 la cappella fu frequentata dagli abitanti del luogo e delle zone limitrofe, vi si celebravano messe, battesimi e matrimoni: il ricordo di Caterina Grandi, moglie di Lambardi, continuava a vivere nei sorrisi di quelle persone.
Col tempo, si sa, le cose cambiano e la chiesetta viene messa da parte (seppur non abbandonata) e lasciata al suo destino. Oggi gli alberi da frutto e le felci che sono nate intorno a lei, oltre a conferirgli un che di arcano e malinconico, sembrano volerla proteggere da sguardi indiscreti: la pace che si respira tutt'intorno è talmente intima e suggestiva che ci si potrebbe sentire di troppo.
E' molto raro vedere la chiesa con il portale aperto, per questo non è difficile immaginarsi al suo interno le anime di un uomo e una donna, seduti davanti all'altare, che si prendono per mano e che si guardano con occhi pieni d'amore, all'infinito.

